Al centro del mondo

Autore: Alessio Torino
Casa editrice: Mondadori
Edizione del premio: Edizione 2021
Premi ottenuti: Menzione Speciale
Damiano Bacciardi vive con Nonna Adele, il nonno chiuso in un antico silenzio e Zio Vince, detto il Gorilla, a Villa la Croce, che nel borgo poco distante è stata ribattezzata “Villa dei Matti”, lungo uno stradone che si muove nel cuore delle colline marchigiane. Il miele dei Bacciardi, “la manna”, è celebre perché fa ingravidare le donne, così come è leggenda la quercia a cui si è impiccato il padre di Damiano e che è tornata a far foglie dopo dieci anni. Damiano è un ragazzo scosso da accessi violenti di malessere e segnato da una vitale ansietà: sente la natura, sente il volo delle rondini, il brusio delle api, il rotolio delle stagioni, e sa riconoscere la presenza del Demonio e il male degli uomini. Zio Vince trama per vendere la proprietà a gente che viene da lontano e Damiano se li immagina tutti con la faccia demonica di Trump che ha visto in televisione.
Damiano sa di dover difendere Villa la Croce, di dover difendere la memoria della sua sgangherata famiglia e la bellezza talora limpida, talora mostruosa e selvatica, della natura in cui è cresciuto accompagnato da incubi, deliri e ventate di struggente dolcezza. Nonna Adele muore e la prospettiva di vendere si fa sempre più concreta: a quel punto Damiano obbedisce a un impulso sempre più convinto e quando, ultimi, arrivano “gli olandesi” e provano a farla da padroni, un disegno di riscatto si incide come la ramaglia di un albero, potente e severo, nella sua coscienza.
Alfiere del bene, vedetta del male, ultimo di una grande dinastia di “idioti” e fuor di squadra, ignaro fratello di Greta Thunberg, Damiano Bacciardi ha le sue radici in un orizzonte letterario che va da Paolo Volponi e Federigo Tozzi all’America di Faulkner e McCarthy. Lo vediamo combattere una battaglia che dilata uno spicchio di provincia in un’allegoria del mondo, così minacciato, così offeso e pur tuttavia così determinato a resistere.

 

Motivazione menzione

Per aver ricreato, in un angolo nascosto della provincia marchigiana, un preciso microcosmo nel quale emergono i valori atavici e fondanti della civiltà contadina, come l’orgoglio di resistere con decisione in difesa del rapporto inscindibile con la propria terra senza piegarsi alle fredde logiche della produzione industriale.

La Giuria

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